Che poi chi fa questo mestiere ha sempre sognato di essere un po’ Jo, rintanata in angoli improbabili a scrivere storie o a leggere libri. Che quella casa l’abbiamo sentita tutti un po’ nostra, certi che non sarebbe mai mancata la compagnia e una buona tazza di thé. Che Lory e suo nonno avremmo voluti conoscerli davvero. Che in quelle pagine, tante, ognuno aveva il suo personaggio preferito e in ciascuno c’era qualcosa in cui immedesimarsi: timidezza, narcisismo, estro, giovinezza o maturità, desiderio di maternità, passione o impegno civile. Che i pomeriggi a fare teatro, cacce al tesoro, gite o circoli letterari li abbiamo desiderati e immaginati. Che ogni volta quel libro era un ritornare a casa, in un caldo abbraccio, in un luogo accogliente e sicuro. Prima fu il romanzo, poi tutti gli altri che in una adolescenza lontana la libraia aveva collezionato. Seguì il film, lungo e romantico, e una serie a cartoni animati che rese lieti i pomeriggi invernali. Ora che a rileggerlo quel romanzo tanto amato svela un po’ l’età la libraia continua ad adorarlo, come quei classici che sempre più di rado entrano nelle biblioteche moderne, misteri su cui tornare. E mentre scopre e apprezza la vita dell’autrice -la sua modernità di pensiero e le scelte di vita coraggiose per l’epoca- continua a sperare che tanti, ancora, possano appassionarsi al mondo delle storie
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo