Buongiorno, vorrei un gioco per un bambino di dieci mesi. Comincia così la meravigliosa avventura alla caccia del gioco. E se la scelta per i piccini è, talvolta, più facile – stoffa o primi giochi in legno – il difficile arriva dopo. Quando a tutte le tue proposte arriva il no, grazie, no, questo già ce l’ha,  fino alla frase, oramai indelebile nella mia testa, della signora che guardando perplessa un gioco in stoffa ricco di elementi colorati e sonagli e specchi spalanca gli occhi e ti dice e cosa fa questo gioco? per arrivare alla oramai familiare e spunto di questo post c’è scritto 2+ e  lui ha tre anni. Allora, cari lettori, proviamo a condividere un metodo e una riflessione assecondando questa provocazione quotidiana per far partire la ricerca. Premessa metodologica: i costruttori di giochi sono tenuti a indicare qual è l’età giusta di un gioco, anzi, sono tenuti a segnalare – con un simbolo – se quel gioco non è adatto a bambini di età inferiore a x anni, di solito 3. Alcuni marchi, inoltre, hanno l’abitudine di suggerire l’età minima per la quale è adatto quel gioco, o, meglio, l’età a partire dalla quale un bambino può iniziare ad apprezzare quella proposta. E qui, ahimè, la questione si complica. Su questo punto la razionalità adulta si pavoneggia, toglie spazio alla fantasia, annulla la creatività del bambino, taglia le gambe a qualunque possibilità di risorsa insita nell’essere umano. Nulla. A partire da è letto come ADATTO ESCLUSIVAMENTE A UN BAMBINO DI DUE ANNI, per cui l’equazione diventa il gioco è 6+, il bambino ha un anno quindi non va bene: è un gioco da piccoli. FINE. E così la libraia paziente inizia a contare fino a dieci per non dire quello che qui scrive. Come se un bambino di tre anni non sapesse giocare. Come se non sapesse trovare la chiave di volta. Come se non avesse la capacità di trasformare un oggetto, adattarlo o reinventarlo. Pensiamoci: quante volte abbiamo regalato (o hanno regalato) un gioco ai nostri  bambini e l’abbiamo visto dimenticato per mesi, forse anni, salvo poi, a un tratto, ritrovarlo tra i giochi preferiti? Quante volte abbiamo vissuto la superficie del gioco, perfetto per età a fidarsi della confezione, per poi scoprirne, mesi o anni dopo, tutta la profondità? Quante volte lo abbiamo visto ripreso e amato come se fosse appena arrivato? Ecco, questa è l’unica certezza che dovrebbe accompagnarci nella scelta di un gioco, che è un oggetto che cresce con il bambino. Il gioco, di quelli che ci sono in libreria, di quelli senza cose preimpostate da fare o tasti da premere, un gioco creativo, direi, non ha età. Anzi, ha l’età del bambino con cui gioca. Un gioco creativo è tale perché asseconda i desideri del bambino e li stimola. Un bambino di tre anni, rassegniamoci, sarà capace di mescolare costruzioni, dinosauri, pentole da cucina, bambole e tamburi e di farne una rappresentazione teatrale infinita. Sarà capace di raccontare storie a partire da un tappo di bottiglia o dalle istruzioni di una pallina. Inventerà situazioni, costruirà ponti e città, volerà sulla luna e nel profondo degli abissi, a cinque anni come a tre, con i pezzi di un gioco 2+, e sarà semplicemente meraviglioso.

 

Presentazione libro Il Malacologo

Martedì sera, alle 19.30, ospiteremo la presentazione de #Ilmalacologo, scritto da Lorenza Raponi e pubblicato da Rubettino. Abbiamo conosciuto Lorenza

In tour.

“Da quando faccio formazione, nessuno mai ha definito così bene un opposto” “Grazie a te che dedichi la vita, come