Domani pomeriggio alle 1730, nella sala consiliare del comune di Aversa, presenterò finché un giorno. Il libro che raccoglie il prima e il durante di questo anno di libreria. Inizio da Aversa, la città in cui sono cresciuta, perché senza questa vita di provincia certe cose, forse, non le avrei mai sperimentate, certe cose, forse, non le avrei ricercate in una grande città. Domani, alle 17.30, non so bene cosa accadrà. Non so bene cosa racconterò. So solo che rivedrò amici e parenti. Che sarà l’occasione per stare insieme, per condividere un pezzo di strada con chi ti ha conosciuto prima, inquieta, alla ricerca. Perché poi in fondo ricreare un luogo, un posto in cui sentirsi a casa e esigenza tipica del migrante. Inventarsi un luogo che sia casa. Un luogo che sia occasione di incontro e conoscenza. Una meta per una passeggiata pomeridiana, come lo
era una volta andare a bussare alla zia al piano di sotto o alla vicina. Nulla a caso, nulla per caso. Perché domani, forse, proverò quel sapore che mi ha accompagnato durante l’infanzia e che, maturato e consapevole, proviamo a ricreare in libreria. Perché tocca sapere da dove si è partiti. Perché si sappia che i sogni si possono avverare. Perché a mezza età non potevo fermarmi ma solo progettare nuovi futuri possibili. Per grandi e piccini. Finché un giorno.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo