Quando era piccola, la libraia abitava al quinto piano. Al primo, invece, nello stesso palazzo, abitava sua zia Maria. E così, spesso, molto spesso, la sera prima di ritirarsi si arrivava davanti all’ascensore – la libraia, la madre e la sorella – e iniziava la trattativa.
Dai, passiamo un attimo a salutare zia Maria. Per favore,
mamma, solo cinque minuti, promesso. Tira e molla, tira e molla, alla fine le bimbe avevano la meglio e si salivano a piedi le scale del primo piano. Si svolgeva in questo modo, il più semplice e bello, il rituale per ritardare la conclusione della giornata.
Cinque minuti per salutare zii e cugini. Per scoprire che stavano facendo merenda o preparando un dolce, per incontrare altre persone che erano lì in visita. Cinque minuti a raccontare una storia, far finta che fosse ancora giorno. Che la notte fosse lontana. Cinque minuti, che diventavano dieci o trenta. Cinque minuti che non bastavano mai e andar via era sempre faticoso.
Cinque minuti perché era bello bussare e essere accolti da un Ciao, gioia, come stai? Lo stesso di oggi, che zia Maria è una plurinonna e quando vai a trovarla sai che troverai un caffè in arrivo e una scatola di biscotti o cioccolatini pronta a essere aperta per festeggiare i cinque minuti di uno stare insieme improvvisato e mai scontato.
Cinque minuti in cui ti racconterà una storia o un aneddotto, un fatto per dirla nella lingua della libraia.
Ecco, ci ripensavo ieri sera, quando sono passate a Read Red Road Ofelia e la mamma a fare un saluto a prima di ritirarsi.
Ci pensavo la scorsa settimana, quando sono passate Maria e la mamma, e l’altro giorno ancora quando sono arrivate Sofia e la mamma.
Cinque minuti in una libreria per bambini prima di andare a casa. Cinque minuti in un posto caro e per qualche ragione eletto. Cinque minuti prima della sera. Prima della cena, prima della nanna.
Cinque minuti prima di chiudere la giornata.
Cinque minuti. A fare tutto e nulla. Cinque minuti per regalarsi il piacere di un saluto e la sorpresa reciproca di una visita inaspettata. Cinque minuti, che dopo il passo è più lieve. Cinque minuti che diventano dieci, perché le mamme si fermano e si rilassano, che dopo sono più tranquille e bendisposte.
Perché il senso della sosta, forse, forse è proprio questo. Un attimo per noi. Una sosta per ripartire più carichi. Cinque minuti.
Cinque, con l’augurio e la speranza che siano belli come quelli della libraia a casa di zia Maria. Con la certezza che, un giorno, finché un giorno, resteranno nel cuore
Finché un giorno.
Vita di una piccola libreria indipendente. SinossiLa storia di una libreria indipendente di quartiere: le sue attività locali, l’impegno verso