Quando la libraia arrivò a Roma, nel lontano 1998, frequentava un master in relazioni pubbliche europee. La scuola era in un edificio storico, a due passi dalla fontana di Trevi. Ogni mattina arrivava a piedi e si godeva la bellezza tranquilla della città. Furono mesi intensi, emozionanti e formativi. Forse i mesi più belli in quella che stava per diventare la sua città d’adozione. In classe erano una ventina. Venivano da tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia. Si creò subito un gruppo. Condividevano i tre giorni della settimana con le lezioni fino alle 18 e il resto delle ore alla scoperta della capitale. Avevano tra i 23 e i 27 anni: erano liberi e spensierati. C’erano i ragazzi e le ragazze, il cinema, le uscite, le gite fuori porta, le chiacchiere, tante, i sogni, i progetti, il futuro. Lui forse era il più grande d’età, silenzioso, originale, a tratti sopra le righe, un po’ sulle sue. Quasi li snobbava questi ragazzi con le lauree umanistiche. Questi di città, che un po’ si credevano fighi. Lì in mezzo, tra lettere classiche, lingue, scienze politiche e scienze della comunicazione lui spiccava per la sua laurea in economia e commercio. Era appena tornato dall’Inghilterra. E sapeva tutto. Tanto che durante il primo modulo di lezioni, quello dedicato al marketing, si ritrovò con il soprannome di sapientino. Ma il silenzio durò poco e scoprirono che aveva doti nascoste. Ne ebbero un primo accenno durante una presentazione: dopo una panoramica seria sulla sua formazione concluse l’intervento tirando fuori da una sacca una bambola e improvvisando un cambio di pannolino. Poi, alla festa di natale, si presentò vestito da babbo natale e con due frittate preparate per l’occasione. E lo stesso accadde quando arrivò sotto casa sua con una rosa blu per lei e una viola per la sua coinquilina. Passarono i mesi, iniziarono gli stage e lui andò a Bologna, a lavorare con il docente di marketing conosciuto al corso. Quando tornava si vedevano. Ogni volta era una festa e una sorpresa. Ogni volta un pensiero o un regalo. Quando arrivava tutto poteva succedere. Diventarono amici. Condivisero altre serate, conobbero i rispettivi compagni di vita, fecero un viaggio a Las Vegas dove la libraia diventò la sua testimone di nozze. Il marketing continuava ad essere la sua passione ma all’improvviso cambiò vita. Scelse anche lui un mestiere a contatto con il pubblico, rilevò un’agenzia di viaggi e mentre continuava a viaggiare faceva viaggiare anche gli altri. Così quando si è trattato di aprire questo spazio gli ha fatto tante domande. Ha provato a capire quale passo stava per fare, gli ha chiesto i lati positivi e i lati negativi della sua nuova vita. Ha cercato di immaginare forza e debolezza di un lavoro di marketing quotidiano e reale, di un lavoro certosino di relazioni, di una giornata scandita da una serranda invece che da un cartellino. Lo ha interrogato tra una cena e una merenda, tra una passeggiata e un incontro e senza che lui lo sapesse ha fatto tesoro della sua esperienza e dei suoi consigli tanto da scriverne nel libro che ancora non era riuscito a regalargli. Così quando mercoledì è passato in libreria, mentre festeggiava il suo compleanno in un andirivieni allegro e festoso di bimbi, in un normale, caotico, caloroso pomeriggio in libreria gli ha fatto la sorpresa. E in diretta l’ha registrata per voi.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo