Si andava dalla nonna la domenica mattina. Ci si metteva il vestito bello e si arrivava un po’ prima dell’ora di pranzo. In cucina era tutto un allegro disordine, un preparare gioioso e festoso. C’era la farina sul tavolo, una pentola sul fuoco e un profumo speciale nell’aria. Eravamo in una casa antica a due passi dalla città. I lampadari erano avvolti da un velo, il tavolo di marmo e le sedie di legno e paglia. C’erano la nonna e la bisnonna. I nonni e le galline. Quando il tempo era bello si andava fuori, nell’orto: si faceva una passeggiata o un giro in bici. Poi si rientrava per il pranzo e si riusciva dopo per l’ultimo sole prima di tornare a casa. C’era aria di festa la domenica. C’era spensieratezza e leggerezza. Quelle sensazioni che te le portavi dietro per la settimana. Ci facevi il pieno, riempivi gli occhi e il cuore. Poi si diventa grandi, cambiano ritmi e città ma scopri che i vissuti sono umani e quindi comuni. Che certi calori e colori continui a portarli dentro. E che desideri provare a condividerli o a riviverli. Li cerchi per te, questi momenti rubati e li ricrei. Oggi è stata una domenica d’altri tempi, come quelle belle della libraia bambina. C’era chi cucinava e chi guardava, chi preparava e chi aiutava. Si assaggiava e gustava, si parlava. C’era qualcosa da portare a casa, qualcosa da chiedere, qualcosa da imparare. C’erano 14 persone intorno a un tavolo. Anzi no, c’erano 14 adulti sereni come solo i bambini quando partecipano estasiati a un nuovo laboratorio. C’era un filo d’olio e c’era il sogno più dolce.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo