“Qui si respira proprio serenità. Che bel posto.” “Grazie, è il complimento più bello che mi si possa fare.”
Inizia così la mattina di venerdì, quella con 18 ragazzi del liceo linguistico, con la prof che arriva con il mal di testa e lo sguardo teso e quando va via ti saluta visibilmente rasserenata. I ragazzi arrivano timidi e dopo un paio di giochi le risate sono familiari come i nomi. 14 caffè da preparare mentre si iniziano a far girare i biscotti che sono le otto e abbiamo tutti sonno. Federico si sveglia alle 5.50 tutte le mattine e arriva da San Basilio, Eduardo invece abita vicino eppure ha più sonno di tutti. Ci sono Jennifer, Arianna, Carolina, Eleonora. Marco, Lorenzo, Giulia. Ci sono due professoresse e tanta curiosità. Si inizia giocando e si finisce raccontando. Sono 18 le attività che ognuno di loro elenca tra i compiti di una libraia e non sono ancora tutte. Allora qualcuno ti chiede cosa tu abbia studiato, qualcuno ci pensa un attimo e ti fa: ma lei fa tutto questo da sola? E allora si parla di conti e costi. E di metodo e organizzazione. Di studio. Passano i minuti e poi le ore e c’è ancora tanto da approfondire. Perché ci accorgiamo che abbiamo letto gli stessi libri e che le domande sono appena iniziate. Avremo tempo. Perché le storie più belle sono quelle che iniziano lente e vanno lontano. Era l’8 dicembre 2015: c’era un maestro presepiaio e mamma Augusta portò il figlio a costruire una casetta. Si trovò bene, respirò un’aria bella e serena e quando fu il momento di proporre un luogo per l’alternanza scuola lavoro – per la sua classe – pensò a noi. Il resto è oggi, il resto è autunno 2017, quando cinque ragazzi saranno qui a portare un po’ di loro e a prendere un po’ di noi. E se il buongiorno si vede dal mattino, sarà un altro bel racconto.

Presentazione libro Il Malacologo

Martedì sera, alle 19.30, ospiteremo la presentazione de #Ilmalacologo, scritto da Lorenza Raponi e pubblicato da Rubettino. Abbiamo conosciuto Lorenza

In tour.

“Da quando faccio formazione, nessuno mai ha definito così bene un opposto” “Grazie a te che dedichi la vita, come