Come si raccontano quattro giorni di trasferta? come si descrivono gli incontri e gli spunti ricevuti? come si traducono in parole le sensazioni e le emozioni provate? Siamo andati in giro, il plurale è d’obbligo visto che c’erano i due uomini ad accompagnarmi, a condividere -a 600 chilometri di distanza- quanto possa essere realizzabile un sogno, a presentare il libro e a raccontare raccontare raccontare e imparare imparare imparare.
Già, tutto qui. E invece no, perché se scegli di chiamare il tuo spazio Read Red Road sai che è tutt’altro. Sai che la vita è un insieme infinito di incontri e relazioni, di occasioni intuite e seguite, di strade coltivate e di altre cercate. La trasferta a Lecce nasce dal master frequentato e in cui torni per una testimonianza (non ci avevo pensato) incontri Chiara che cura la segreteria organizzativa e dopo un po’ te la porti nella tua società di comunicazione per accompagnarti nella gestione degli eventi. Sì, gli eventi: quella meravigliosa palestra per cui creatività, organizzazione, improvvisazione, senso pratico e rigore sono fondamentali. E che in ogni giorno di questa nuova vita sei grata di aver praticato, Dall’incontro con Chiara, oggi tornata a Lecce e che di contatti e relazioni ne ha quanti te, arrivi a Simona Toma, una scrittrice vera, autrice da poco presente anche nella letteratura per l’infanzia con la storia del Signor Francone e che si rivela moderatrice appasionata. E Simona ti presenta un altro autore con un libro novità a cui non resisti: così mentre regali una copia del libro a tuo figlio, lo inviti a presentarlo in libreria. Ci fermiamo qui? No, perché il posto della presentazione non è una libreria qualunque ma un luogo, un’officina culturale voluta da Simone 13 anni fa; un luogo dove dice lui “sono qui dalle 10 alle 22 e decido tutto io” e sai cosa c’è dietro quella frase apparentemente autoreferenziale e forse eccessiva: dietro c’è un progetto, un sogno, e tanta fatica impegno passione. E conosci anche la storia di Simone che come Mauro, Chiara, Concita hanno vissuto a Roma. Nel quartiere della libreria, in quelle strade universitarie, che associano ai loro anni più belli. Ma la scelta di Lecce non è solo un insieme di felici coincidenze, Lecce ti scorre nelle vene che i parenti materni erano di li, che con quegli accenti e profumi e sapori ci sei cresciuta e così in libreria li intercetti subito i pugliesi e quando arrivi alla presentazione è un continuo ritrovare amici di amici. Ciao , sono il cugino di Ofelia e lei è Concita, mia moglie, napoletana e artista di strada, davvero? E quando vieni in libreria? Ti va? Ma certo, quando vuoi, scegliamo una data. Buonasera, chi è l’autrice? Sono io, dico alla coppia di signori che mi viene incontro. Noi siamo i genitori di Beatrice. Noo, fai tu mentre sorridi felicemente sorpresa e meravigliata, perché Beatrice è la tua vicina di pianerottolo a Roma, e allora ti accorgi di essere a casa e la paura svanisce, l’avevi detto prima di partire: hai paura di parlare i pubblico? no, a quello sono abituata, – avevo risposto – vorrei solo che ci fosse il pubblico! è così è stato: venti persone a condividere un’idea, un progetto di vita. Un sogno di responsabilità sociale e impegno civico. Poi vivi Lecce. Perdendoti nella bellezza delle strade. Nei tempi lenti del sud, coccolata dal buon cibo e dall’educazione delle persone. Dal cielo blu e dal mare limpido. Dal barocco e dalla pietra bianca, riempendo occhi e cuore del’orizzonte senza fine come ti suggerisce Chiara. E nei mille giri fai visita ad una libreria per bambini. Uno spazio come il tuo in cui un’appassionata sognatrice ti accoglie tra libri e oggetti belli. È Alessandra conosciuta sui social e oggi libraia. Il tempo di scambiare due chiacchiere, di condividere percorsi e pensieri, di ragionare su attività e proposte. Il posto è bello e curato e tra poco, le libraie lo sanno, qualcuno degli amici leccesi conosciuti andrà a visitarlo e nasceranno nuove idee e collaborazioni. La trasferta è quasi finita. Giusto il tempo della cena che Chiara ci invita a casa sua. È il trionfo dell’accoglienza. Un varcare la soglia di una casa e sentirsi in famiglia. Il cibo pensato, cercato e coltivato. Ogni piatto una storia e un racconto, tutto a chilometri zero. Bella la tavola, preziosa la compagnia, piacevole la serata che in un attimo e sera e torniamo a casa. Domani partiamo, ma torneremo presto. È stato un bel giorno, come volevamo quando sognavamo finché un giorno.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo