Fai lo spesa, organizzi lo spazio, recuperi tavoli e sedie, ti immagini di trasformare, di volta in volta, la libreria in quello che proponi -teatro, cucina, sala concerti – e inventi soluzioni e scenografie. Adatti, aggiusti, trasformi, crei, in un continuo bilanciare costi e un magazzino inesistente dedicato a libri e giochi. Appari rigida quando resti dubbiosa di fronte alle soluzioni facili che ti propongono: compriamo una tovaglia, due tavoli, tre sedie, le posate. Bastano pochi euro. Sì e poi? E poi dove li sistemi tutti questi oggetti in più? Iniziano un’ora prima, gli eventi e terminano due dopo, con recuperi la mattina all’alba, ovviamente prima dell’apertura. Iniziano mesi prima tra ricerca e preparazione. iniziano di notte tra sogni e appunti. Iniziano per caso con un incontro, una lettura, uno spunto. Iniziano e terminano in comunicazione. Prima e dopo, spesso durante. Foto, post, social, blog. Iniziano – e che siano per 10 o per 100 persone – non fa differenza. La fatica e l’impegno sono sempre uguali, e non immaginabili. Impari, fai esperienza, sbagli meno ma i tempi sono dati e l’ansia sicura. Se funzionano, non si ripetono. Se vanno bene, ne basta uno. Li organizzi e il giorno dopo sei operativa a metà, assonnata e ritardata. Sono la parte più nota eppure la meno conosciuta del nostro lavoro, una palestra preziosa per chi vorrebbe farsi le ossa. “Ci sono i libri, i giochi e poi ci sono le attività. E fanno la differenza. E fanno anche la complessità di uno spazio come questo, che non è solo un negozio. Le attività sono gli appuntamenti settimanali che proponi, sono la fatica e la sostanza del tuo lavoro, sono un biglietto da visita e un aggregatore, sono onerose eppure preziose”, come scrivevo nel libro, come racconterò il 18 maggio a Todi e poi anche a Torino, perché in fondo saranno anche la parte più difficile del nostro lavoro ma gli eventi “se funzionano sono la migliore pubblicità, perché un negozio pieno attira altra gente. Perché sono belle, perché ti fanno compagnia”. Perché sono il nostro essere red on the road.
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