Non bisognerebbe mai conoscere gli autori, diceva la libraia. Non bisognerebbe mai conoscere gli autori senza il filtro -prezioso- delle loro parole perché se ne potrebbe restare delusi. Lo pensava mentre leggeva le vite dei grandi, lo pensava mentre leggeva quello che di autobiografico avevano lasciato Dante Petrarca e Boccaccio, ma anche Leopardi o Pavese. Va bene l’autobiografia, ma uno scrittore svelato è sempre un rischio. Solo che diventi grande, frequenti i libri e inevitabilmente un po’ ne conosci di autori. Qualcuno lo ascolti a un convegno, con qualcuno ci parli, con qualcuno ci vai a cena o ci fai due chiacchiere sul tuo libro. Così conosco Simona Toma, giovane autrice leccese: prima le sue opere, poi lei; e dopo averla conosciuta di nuovo i suoi testi che sono tanti. Simona è intelligente, ironica, appassionata, sensibile e profonda, innamorata del suo lavoro e dedita alla promozione di cultura e bellezza e questo lo capisci subito. Quello che scopri e apprezzi dopo, invece, è la capacità di passare da un registro all’altro. Per quel talento raro che lo stile non è mai lo stesso, quasi come se ogni titolo fosse frutto di una penna diversa, non una, ma più scrittrici. Infine arriva la lettura di Mi chiamano Ada a conquistarti definitivamente. Tanto presa ero dalla lettura, tra risate e occhi lucidi, che Anto, 5 anni a giugno, mi ha chiesto di leggere ad alta voce anche per lui. Il fascino? Tanti elementi. Vuoi che al sud il soprannome è diffuso, vuoi che, nei primi anni a Roma, quelli belli e spensierati, frequentavi fuori sede e pugliesi ma quei Gina, Ada, Pina, sono familiari come i ricordi cui li associo. Quei nomi veri su cui si scherzava e prendevano in giro gli amici. Con Aada che diventava esclamazione felice a sottolineare un evento o qualcosa di bello. E Ada è elegantemente popolare; saggia e realista come la gente semplice, con quello sguardo concreto sulle cose, quei racconti quotidiani, quella circolare 32 che te la immagini davvero con i vecchi a farci la giornata, a condividere numeri di medici o caffè, con quei commenti -a tratti ingenui ma pieni di buon senso- della gente comune. Ada, però, non è donna comune. Ada esce dalla penna di Simona: è suo quello sguardo lungo sulle cose, quell’intelligenza altra, quel sentire, quel vedere oltre. Quel desiderio di capire di più, di partire, quella dignità e quella capacita unica di non arrendersi. Di non piegarsi. Ada è lo sguardo bambino di ognuno di noi. Ada è vitalità, Ada è donna. Ada è unica, come è puro Alfredo che un personaggio più felice non si poteva tratteggiarlo. Ada è come la portinaia de L’eleganza del riccio ma con la freschezza di una donna solida e insieme leggera. Ada è infaticabile, come tutte noi, a volte stanche e provate, ma mai piegate. Capace di risorse infinite e sguardi profondi. Ada è tenerezza e sicurezza. Ada va fino in fondo alle cose, con ironia. Ada che ti domandi da dove arrivi. Ada che dietro intuisci Simona e che non vedi l’ora di avere a fare due chiacchiere, con noi, in libreria.

Presentazione libro Il Malacologo

Martedì sera, alle 19.30, ospiteremo la presentazione de #Ilmalacologo, scritto da Lorenza Raponi e pubblicato da Rubettino. Abbiamo conosciuto Lorenza

In tour.

“Da quando faccio formazione, nessuno mai ha definito così bene un opposto” “Grazie a te che dedichi la vita, come