Non abbiamo una foto che ci ritragga serie. Non poteva essere così. Qui, tra fuori sede e amici, qui, in questo spazio prestato agli adulti, la chiacchierata non poteva che scorrere intima e familiare, con le battute e le risate. Qui che c’era tanto sud e tanta provincia. C’erano la Simona Toma e i suoi libri, c’era la libraia, c’erano gli amici della libreria e del gruppo di lettura. C’era la figlia della zia Maria, che dei pasticciotti, ha svelato il segreto. E c’erano loro, le storie. Quelle che nonno Sigfrido, detto Gege, inventava per l’autrice, con quell’incipit che la trasportava nel paese delle fiabe “ti racconto un fatto”. Con quella bimba – con la strada di avvocato già tracciata – che scopriva una passione: io non sono una scrittrice, io sono una lettrice. E via a ricordare -che la mamma ci tiene – di quella laurea in giurisprudenza presa e messa nel cassetto, delle chiacchiere con l’amica Teresa immaginando di aprire una casa editrice, dell’editor lungimirante, della lettera all’aspirante sindaco di Lecce da cui nasce Mi chiamano Ada, vita della casalinga di Lecce.
E poi Michela, a elaborare gli anni a Milano e il ritorno in provincia. Michela, quel personaggio intenso di Da domani mi alzo presto, il libro che l’autrice non ha ancora riletto, il più drammatico, diceva, con i temi forti stemperati da uno stile leggero. E poi il Signor Francone, il libro per bambini, il più venduto, quello in cui la fantasia scorre libera. E poi gli editor, i personaggi corali, i puri, come Alfredo o Aurora.
Simona, elegante, bella, solare, generosa, genuina. Simona a tratti timida, come quando le chiedi le storie di sesso dove sono e lei nicchia, Simona che le recensioni negative no, perché le fanno male. Simona che scrive in un mese o tace per un anno. Simona e le storie che sta scrivendo. Una per i piccoli e una per grandi, che se la casa editrice non la vuole, la pubblico lo stesso. Simona che finalmente era a Roma. Simona che ci ha firmato le copie dei libri. Simona che ringraziamo e di nuovo aspettiamo.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo