“Daniela scusa ma Maria oggi ha deciso di non andare a ginnastica artistica e di venire in libreria per le letture… (pausa tra il timido e prendo un sospiro)… visto che è il suo compleanno, non è che potremmo offrire qualche biscottino?”.
Accade così, dopo una mattinata lunga e complicata di incastri, che arrivi in libreria con tuo figlio (il martedì e il mercoledì tocca alla libraia andare a prenderlo all’uscita della scuola) e, alle 1630, ci sono ad attendere almeno 12 bimbi. Di tutte le età. Nuovi arrivi, certezze e cari, inaspettati ritorni.
Siamo tanti e le 17 sono lontane. Costruzioni per tutti e, dopo un po’, si comincia. Inizia così l’appuntamento con le letture ad alta voce e la libraia racconta che non sa mai cosa leggerai. Almeno non fino alla tre. Fino a quando non annusi l’odore della giornata, il ritmo. Fino a che non ti avvicini agli scaffali e i libri ti chiamano.
Parti sempre da uno a cui avevi pensato e il resto si lega come un naturale intreccio. C’era La guerra delle coccinelle che attendeva in caldo da un po’ e poi quel nuovo Jeffers da raccontare. E ci stavano decisamente bene. Perché la giornata era stata piena e, Nei guai, aveva ritmo e divertimento, poi prendi finalmente il libro delle coccinelle e il rimando a Di qui non si passa è un attimo.
E per i piccoli? Una storia tenera di Giovanna Zoboli.
Sono attenti, i bimbi. Gli adulti fanno quasi più fatica a tenere la concentrazione. Ma ce la mettono tutta. Lei lo sa.
E dopo le letture, alla canzone dei saluti seguono gli auguri. A sorpresa. A Maria e a Giusi. Arriva la merenda. Le ciambelline e i biscotti gustati e non fotografati.
Poi arrivano i disegni, i colori, le costruzioni, poi i litigi, qualche pianto, la pace, di nuovo i giochi, un salto al bagno che mi scappa, Si ricomincia, disegni costruzioni corse. Trattative per andare e restare. Si avvia a conclusione il pomeriggio affollato e intenso. Bello.
La libreria si svuota. Torni adulto. E arrivano loro. Aspettavi lei. Ci avevi parlato al telefono, vi eravate scritte, ne avevi iniziato a leggere le pagine. A domandarti ragione di quei testi duri. Di quei 12 ritratti di donne private, ferite, deluse. Donne. 12 racconti tosti che ti domandi perché ora, perché qui, perché proprio nel luogo dove proponi altro. Perché? Ma perché la strada è così. Perché la strada incrocia e traccia. Perché la strada va, tra la gente e le persone. Perché senza questo, di certo, non esisterebbe l’altro.
Luce e ombra, dice Simonetta mentre prendiamo accordi per la presentazione in arrivo. Risposte, dice la libraia per giocare con le R. E sorride. Pensando alle storie, alle donne, ai bambini, ai sogni e ai bisogni, alle feste e ai dolori, ai luoghi che tutto accolgono e trasformano. Alla strada. Alla vita. Che vita.