Lunedì scorso, a serranda semi-abbassata, un gruppo di colleghi si è incontrato in libreria.
Si erano conosciuti per caso, per passaparola, animati dalla comune passione per la lettura e dalla quotidiana condivisione di un’impresa: tenere vive le librerie per bambini che avevano fondato.
Dopo un anno di messaggi e telefonate, qualche incontro e una pizza, avevano deciso di vedersi e conoscersi meglio.
Si era scelto il lunedì mattina: qualcuno era chiuso, qualcuno aveva chiuso, qualcuno aveva lasciato un sostituto.
Ci vediamo da Daniela? Sì ma con brioche e caffè.
Pioggia, traffico, imprevisti dell’ultima ora, ma si erano ritrovati.
Quasi 4 ore, fitte fitte.
Chi siamo? Che caratteristiche abbiamo? Cosa ci accomuna? Che competenze abbiamo? Cosa ci distingue gli uni dagli altri? Dove andiamo?
Si erano seduti in cerchio, pari tra pari, a condividere esperienze, sogni, realtà e fatiche, gioie e desideri, conti e attese.
Avevano riso e lavorato. Si erano divisi i compiti.
Avevano insistito, rincuorandosi a vicenda, sulla particolarità delle loro strutture.
Siamo librerie? Sì ma librerie per bambini.
E che vuol dire?
Che facciamo cose diverse da una libreria tradizionale.
Tipo?
Tipo laboratori o feste di compleanno.
Però siamo piccoli.
Già, e indipendenti.
E quindi?
Quindi vuol dire che abbiamo meno libri.
Sì, ma anche che li leggiamo tutti (risate) e che quello che non abbiamo, possiamo ordinarlo.
E poi?
Poi che abbiamo giochi.
Già, giochi particolari, scelti uno a uno tra quelli in legno o didattici. Giochi che richiedono creatività. Giochi di qualità.
Sì, come i servizi che offriamo. Come il centro estivo, come il bagno sempre pulito, come le letture ad alta voce.
Come i laboratori che portano i bimbi in uno spazio pieno di libri e quindi li avvicinano alla lettura.
Già. E poi?
Poi siamo unici perché abbiamo tutti aperto dopo altri percorsi professionali.
E quindi? Siamo coraggiosi? O folli?
No, siamo versatili, sappiamo rischiare, sappiamo studiare e metterci in gioco. Sappiamo di non sapere tutto e per questo ci confrontiamo.
Già. E come la mettiamo con qualche libraio più anziano che ci guarda con la puzza sotto al naso?
Lo invitiamo e gli diciamo che deve ringraziarci perché stiamo allevando i suoi futuri clienti (aahhhhaaa) e lo stesso dovrebbero fare le grandi catene: noi abbiamo scelto di coltivare lettori.
Già, che poi compreranno libri da loro.
Non solo, perché noi continueremo a fare meglio. Noi stiamo testando il nuovo concept delle librerie.
Per bambini? No di tutti. Noi stiamo sperimentando, concretamente, l’unico modo possibile di far vivere la cultura oggi: rendere la libreria contenitore culturale, dare servizi al quartiere, offrire luoghi e occasioni di incontro e crescita. Da 0 a 99 anni.
Ce la faremo?
Sì perché lo vogliamo, perché siamo capaci di inventarci cose, perché faremo rete tra noi, per crescere tutti insieme. Saremo snelli e multitasking come i piccoli, ma solidi e preparati come i grandi.
E ci daremo delle regole. E le daremo a chi vorrà collaborare con noi valorizzando solo i migliori, quelli che lavorano con contratti e professionalità, quelli che non si scandalizzano se dici che scontrini tutto e chiedi una fattura. Sì, possiamo osare. Dobbiamo farlo per noi e per il nostro paese.
Ci siamo? Sì.
Vabbé, dai, allora iniziamo?
Sì da un selfie. Dalle facce che sempre ci mettiamo.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo