Siamo privilegiati.
Siamo privilegiati ma abbiamo la responsabilità del privilegio.
Siamo privilegiati ma sappiamo che dobbiamo continuare a gridare quando qualcosa non va.
Siamo privilegiati ma sappiamo che questa pagina raggiunge più persone di un profilo e vogliamo usarla.
Siamo privilegiati.
Ma qualcuno stamattina ha detto che non ci sono state note di proteste a questo nuovo lockdown.
Come se le voci dal basso, civili e composte, le riportassero le prime pagine dei giornali.
Come se le raccontassero i talk show del pomeriggio.
Come se le facessero vedere al Tg.
Come se i social fossero giusti per le comunicazioni istituzionali ma non valide per quelle dal basso.
Come se chi scrive non frequentasse le strade e la vita normale.
E allora continuiamo a dirlo lo stesso, confidando che altri, più noti di noi, le dicano e le portino all’attenzione di chi decide.
Ne facciano protesta comprensibile per chi – da tempo – non ci sta a sentire.
Quanti diritti sono stati negati oggi?
Il diritto all’istruzione, al lavoro e all’inclusione.
Il diritto alle socializzazione.
Il diritto al gioco.
Alla spensieratezza.
All’aria aperta.
All’istruzione (la DAD non è istruzione, ma un surrogato di formazione).
Quanti bambini sono stati delusi oggi?
Quante lacrime sono state versate ieri?
Quanti brutti sogni consolati?
Quanto nervosismo creato?
Chi tutela i bambini?
Chi tutela la loro vista? la loro schiena?
Quante pause dal computer si prevedono nei diritti dei lavoratori?
Quante pause sono previste nei calendari delle lezioni dei vostri bambini oggi?
Chi tutela la salute psichica? Lo sguardo sull’oggi? La fiducia negli adulti e bel domani?
Chi tutela le donne lavoratrici?
Quanti bambini sono spariti dalle agende politiche?
Quante donne sono state relegate al ruolo di mamme?
Quante professionalità annullate, non viste, silenziate?
Quanta violenza è stata somministrata?
Quanti sono (siamo) stati messi al buio?
Quanti stanno iniziando a spegnere la voce?
Numeri infiniti.
Quanti vaccini sono stati erogati nelle ultime ventiquattr’ore?
Quanti piani attuati?
Quante dosi procurate?
Quante scuole riparate?
Quanti luoghi alternativi reperiti per la didattica?
Quanti medici in pensione arruolati?
Quanti condizionatori acquistati per aprire le scuole d’estate?
Quanti giorni di recupero programmati?
Quanti fondi stanziati non per i ristori, i congedi, i bonus ma per i nidi, gli asili, i licei, i tram, le metro, i trasporti?
Domande. Senza risposta.
Chiudere è facile.
Chiudere senza risposte certe è da vili.