Carlotta Lamagno è l’autrice del primo libro per adulti di Read Red Road di questo 2021.
Un romanzo di strada nato per caso, non previsto, non pianificato.
Riservata, lontana dai social, Carlotta ha scelto di mantenere un profilo riservato a partire dalla scelta di non mettere una sua foto in copertina ma di raccontarsi attraverso quelle Stan Smith che Marta, la protagonista di Flipper, indossa come seconda pelle.
Da quelle scarpe,ormai diventate icona, partiamo per questa prima intervista.
Carlotta, quelle Stan Smith con il righino blu, le indossi anche tu? Perché? Cosa rappresentano?
“Dopo un periodo nel dimenticatoio, quelle sneaker da qualche anno sono tornate ai piedi delle persone più diverse, dallo studente universitario con la caviglia scoperta alla mamma che aspetta la figlia fuori da scuola. Questo loro essere così trasversali, così democratiche, è la cosa che amo di loro. Perché si prestano a essere abbinate ai look più disparati, un punto di partenza su cui costruire come ti senti in quella giornata. In fondo tu sei tu, ma sei mille tu diversi a seconda dell’umore e della situazione”.
Hai 42 anni e in Flipper ci porti negli anni del liceo, in quegli anni novanta così tanto presenti in questi anni del secondo millennio. Sembra quasi che i novanta siano i nuovi sessanta, pieni di fascino, evoluzioni, futuro. Perché sei tornata a quell’epoca? Cosa vorresti recuperare per quegli anni?
“Eh, sì, i novanta della nostra generazione sono proprio come i sessanta di quella dei nostri genitori, il decennio dell’adolescenza. Sono, nella nostra memoria, gli anni delle battaglie per definire chi saremmo diventati, il nostro essere in potenza. E quando – a distanza di trent’anni – ti ritrovi paralizzato in una pandemia, a fare i conti con quello che nel frattempo è la tua vita vera, tornare al punto di partenza – con tutta l’idealizzazione data dal tempo e dai ricordi – è confortante, ti permette di ricostruire il percorso a ritroso e fare pace con l’idea che, anche se non sei quello che avevi sognato di essere, va bene così”.
La tua storia nasce dalla Big Reunion, da quella folle idea di ritrovarsi dopo 25 anni, che, in tanti, in questo momento stanno calcando. Penso agli OASIS che il 27 settembre si ritrovano insieme al cinema o al cast di Friends, per citare due esperienze di quegli anni. La tua classe l’ha organizzata davvero la Big Reunion?
“No ma non escludo che prima o poi possa succedere! Ho visto la Reunion di Friends con un misto di affetto e di stonatura, come quando il tuo amico dell’università indossa la maglietta del concerto del ’98 mentre va a giocare a padel sperando di buttare giù la pancetta. Per questo. non sono certa che questi revival facciano per me. Parafrasando il Carlo del libro, “se in 25 anni non abbiamo sentito il bisogno di organizzare una pizza coi compagni del liceo, vorrà pur dire qualcosa”.
Nata in provincia, vivi in città. Una provincia diversa dalla mia, eppure mi ci sono ritrovata in tantissimi passaggi e luoghi comuni. Cosa rappresenta quel luogo per te? Cosa lascia nella vita delle persone? Come ci torni adesso? Con quali occhi ti guardi intorno?
“Credo che il rapporto tra la città e la provincia, per noi italiani, andrebbe corretto in città e province, perché – come hai giustamente notato tu – di province ce ne sono tante e anche molto diverse tra loro. Azzardo a dire che c’è tanta provincia anche in certi quartieri di grandi città. Un comune denominatore, però, secondo me c’è, tra tutti noi ex studenti fuori sede che, dopo la laurea, hanno scelto di non tornare più indietro: la provincia è casa, la provincia ti conosce, ti riconosce e ti abbraccia in una stretta che può essere amorevolmente soffocante se non la sai gestire. Adoro tornare al paese e trovare il gelataio che mi saluta per nome, o non avere dubbi quando devo scegliere dove trovare un buon caffè, la pizza più valida o il consiglio giusto per un libro. Forse, ne apprezzo il valore molto più di un tempo, il profumo dell’aria che respiro mi ricorda dove sono le mie radici, anche se i miei rami e le mie foglie oggi fanno capolino in cieli diversi”.
Nessuno sa chi sei. Sui social, non ci sei. Eppure, di comunicazione vivi? Da dove nasce questa scelta?
“C’è una ragione precisa in questa mia scelta, che ha solo in parte a che fare con il fatto che di lavoro io faccio altro. Per me, questa avventura da scrittrice ha rappresentato l’opportunità di abbracciare (forse per una piccola parentesi di vita, forse chi lo sa) una modalità nuova di rapportarmi agli altri. È stata una scelta di pancia, un’urgenza a cui non ho saputo resistere. Mentre scrivevo, non pensavo a quello che sarebbe venuto dopo. Ero lì, in quelle notti di insonnia – regalo per molti del post lockdown -, col mio laptop davanti e la voglia di evadere, di volare in un’altra dimensione per qualche ora, dimenticandomi di tutto, in primis di me stessa. È una Carlotta altra quella che ha scritto questo romanzo, e per me è importante che le due cose rimangano separate”.
Il libro è nato in pandemia. È stato il cassetto aperto dei sogni. L’osare fare cose mai fatte prima. Ci voleva il virus per farci riscoprire la leggerezza, come recita la quarta di copertina? Per farci trovare il nostro posto nel mondo?
Credo sia presto per dire che la pandemia ha portato anche qualcosa di buono, siamo ancora tutti troppo immersi in un presente continuo che non ci fa osservarein prospettiva quello che ci è successo. Ma è vero che per molti questo stop forzato, in particolare il primo lockdown, è stata un’occasione per dare una chance a quella passione nel cassetto o semplicemente a quella lista di cose che ci segnavamo sotto la voce quando avrò tempo, un giorno… E, quando abbiamo timidamente rimesso il naso fuori di casa, ci siamo resi conto che quello che ci era mancato di più era la possibilità di condividere ciò che, nel frattempo, avevamo scoperto su di noi e sperimentato. Forse, solo la minima parte di quel che abbiamo avuto l’ardire di immaginare durante quei mesi diverrà realtà ma l’essersi concessi il lusso di pensarlo anche solo per un po’ e di aver osato dedicarci del tempo, senza pretese e quindi anche con leggerezza, è comunque un regalo grande”.
Hai ancora un sogno nel cassetto?
“Mi godo questo, per il momento :-)”.
Mentre ci dirigiamo a grandi passi verso le elezioni, in una città che cambia, a volte in peggio, hai mai pensato a un ritorno in provincia?
“Conosco amici che, dopo anni, o addirittura decenni, hanno scelto di tornare ma l’hanno saputo fare con una consapevolezza diversa, una capacità di riconoscere cosa salvare e cosa abbandonare, che io non sono certa sarei in grado di fare. Il mio segreto è costruire, ogni giorno un po’, la mia provincia in città. Della metropoli continuo a non abituarmi alla complessità, alle inefficienze, agli sprechi (di risorse, di bellezza, di tempo) però amo da sempre l’opportunità che mi dà di scegliere contesti e persone con background e caratteristiche anche diverse da me, con i quali permettermi un confronto, un dialogo, anche a volte la messa in discussione di quello che fino a quel momento pensavo fosse l’unico modo di fare le cose. Non credo sarei in grado di rinunciarci”.
Cosa vorresti che restasse in chi ti leggerà?
“Nel suo essere un romanzo di fantasia, questa è la storia possibile di Marta e di tutte le Marte che come lei hanno fatto un viaggio, di luoghi e di vite. Immagino i lettori di Flipper sorridere (e anche ridere) in alcuni passaggi, e magari commuoversi in altri, per arrivare all’ultima riga con la sensazione che il tempo sottratto a una serie tv o alla navigazione tra i social non sia stato sprecato. Regalare un momento di leggerezza, nel senso più puro e bello del termine, per me sarebbe la gioia più grande”.
Il libro sarà in libreria a partire dal 4 ottobre. Come ti prepari a questa nuova avventura?
“Come hai detto tu, questa avventura è per me un susseguirsi di prime volte, dall’aprire una pagina word per mettere in fila una storia che mi frullava in testa da qualche tempo, fino al seguire in diretta virtuale l’OK si stampi. Mi godo il momento, respiro e vivo. Consapevole che, pur non essendo diventata un’esperta di pane fatto in casa, ho comunque fatto qualcosa che mi ha regalato un’esperienza inimmaginabile prima”.
Flipper. Il giorno in cui nulla fu più a posto
di Carlotta Lamagno, Read Red Road Editore
ISBN 9788894444353
€ 14,00
Per info e spedizioni scrivere a: info@readredroad.it