“Nella notte di natale i rivoluzionari erano tutti tristi e pieni di nostalgia….. neanche i più duri riuscivano a nascondere un’ombra nello sguardo. Nostalgia, si potrebbe definire. Ma forse era molto più che nostalgia e solitudine….forse era la coscienza che c’era un irrimediabile senso di perdita. Una notte di Natale, a Parigi, mi trovai da solo. Comprai una bottiglia di vino di Porto, ma non fui capace di berla così, completamente da solo. … Andai ai mercati generali ed entrai nel bistrot dove ero solito andare.”
Comincia così la storia di natale più bella, per la libraia. Una storia per gli adulti con il cuore di bambino. Un racconto per chi è capace di lasciarsi toccare il cuore. Si narra di un tempo perduto – o forse solo passato – come quello dell’infanzia felice con tutti i suoi incontri, con le feste da vivere insieme, i preparativi, l’attesa, e il desiderio profondo di riviverne il calore e la dolcezza. In un piccolo bistrot, con un omelette e una bottiglia di porto, la notte si anima. Nel locale parigino, Manuel esule e solo, divide la bottiglia con tre avventori, tutti stranieri. Condivide con loro storie e ricordi di infanzia, intercetta destini simili al suo. E la magia accade. Musicale come le sue parole, lucente come una stella. Calda come un abbraccio. Quella notte solitaria si trasforma in un andare. In compagnia. “E adesso? Domandai a Baldassare. Adesso andiamo” Una stella, uma estrela – Manuel Alegre, Sinnos Edizioni