L’abbiamo atteso a lungo l’ultimo libro di Oliver Jeffers. Da quando siamo rimasti affascinanti da Chi trova un pinguino e poi in astinenza dalle sue opere. Un tratto inconfondibile il suo. La mano bambina, la scrittura essenziale e profonda. La bambina dei libri è essenza pura. È esercizio altissimo di riduzione, è poesia. La bambina dei libri è la storia di ogni libraio, è la storia di ogni uomo e ogni bambino alla ricerca e difesa continua della creatività. La bambina dei libri arriva sulle onde della fantasia e ti chiede di andar via con lei. A scalare montagne immaginarie o oscurità profonde, a sconfiggere mostri o a dormire sulle nuvole. A smarrirti nel bosco delle fiabe, a gridare a squarciagola nel cielo infinito. Per arrivare al posto “dove tutti ma proprio tutti”possono entrare e dove ogni storia è possibile, quando si hanno le chiavi della fantasia. Il resto sono lettere in bianco e nero a formare immagini fluide e una conclusiva attesa esplosione di colori. Chiudi il libro e il testo è già memoria. Chiudi il libro e torni ad aprirlo, che certe storie sono universali e preziose. E vanno lette e rilette.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo