Che cosa fate? Leggiamo storie, tutti i martedì, ad alta voce. A volte siamo tanti, a volte siamo pochi. Ma continuiamo tutte le settimane. Alle 17. E quanto costa? Devo prenotare? No, signora, l’ingresso è libero e gratuito. Perché lo fa? Perché credo che non ci sia nulla di più prezioso che condividere con i più piccoli una passione. Perché credo nel potere dei libri e delle parole. Perché confido che un giorno, tra dieci o vent’anni, anche uno solo di questi bambini ricordi questo momento. Perché sono certa che tra dieci o vent’anni, ognuno di questi bambini avrà la possibilità di scegliere cosa fare della sua vita. Avrà gli strumenti per sognare e immaginare. Avrà la possibilità di ascoltare e capire. Avrà uno strumento in più, di vita, per capire il mondo. Non saranno stati questi pomeriggi forse ma anche questi. Viviamo questo luogo così, da 19 mesi. Lo viviamo con passione e umiltà, ma con l’innata esigenza di fare qualcosa di utile per il tessuto sociale in cui crescono i nostri figli. Lo facciamo da quando abbiamo deciso di vivere in modo diverso il concetto di impresa. O almeno ci proviamo. Lavoriamo ogni giorno inventando occasioni, eventi, attività e laboratori, pomeriggi o serate, con l’intento ultimo di far entrare i bambini in relazione con i libri. Si sentono a casa in libreria. Si sentono a casa a via Padova 51. E la familiarità con questo spazio, la visione – quasi quotidiana – di libri e lettori darà frutti. Ecco perché non possiamo che condividere e sottoscrivere la lettera di Giuseppe Laterza a Gentiloni. Un appello appassionato da editore ma anche da elettore, cittadino e imprenditore. Ne riporto la seconda metà, ricca di spunti e provocazioni per ciascuno di noi, confidando che ogni goccia di promozione alla lettura sparsa nel nostro Paese possa un giorno convogliarsi in un cambiamento e in una trasformazione collettiva. Noi ci proviamo, il resto è storia. “Sono convinto che i libri possono darci una visione più ricca e articolata del mondo in cui viviamo…. Può darsi. Ma confortato dall’incontro con tante diverse persone che grazie alla lettura di libri hanno conquistato immaginazione e profondità di visione. Non ho dubbi che la lettura sia un piacere, come hai detto. Ma non è solo questo. Leggere libri è una necessità. E per chi ha un incarico assorbente è una necessità anche prendersi il tempo che la lettura di un libro richiede. Per riflettere più liberamente, per collocare le proprie decisioni in un contesto più ampio. È un caso se l’Italia in Europa ha i più bassi indici di lettura di libri, la più alta disoccupazione giovanile e la più bassa crescita? E ed è sempre per caso se nel nostro paese le regioni in cui si leggono più libri sono anche quelle con la più alta mobilità sociale? Se la lettura fosse una ciliegina sulla torta, un piacere che si può permettere solo chi non ha impegni importanti, come mai sono proprio i paesi più ricchi come la Svezia e l’Olanda quelli in Europa in cui si legge di più? Se da anni in Italia investiamo meno che in Germania o in Francia in istruzione e ricerca forse è perché molti nostri concittadini non credono ancora (come ci ricorda sempre Ignazio Visco) che la lettura sia un essenziale motore dello sviluppo economico e sociale? Chi è parte della Faccio questo lavoro proprio perché sono convinto che i libri possono darci una visione più ricca e articolata del mondo in cui viviamo. È un pregiudizio professionale? Può darsi. Ma confortato dall’incontro con tante diverse persone che grazie alla lettura di libri hanno conquistato immaginazione e profondità di visione. Non ho dubbi che la lettura sia un piacere, come hai detto. Ma non è solo questo. Leggere libri è una necessità. E per chi ha un incarico assorbente è una necessità anche prendersi il tempo che la lettura di un libro richiede. Per riflettere più liberamente, per collocare le proprie decisioni in un contesto più ampio. È un caso se l’Italia in Europa ha i più bassi indici di lettura di libri, la più alta disoccupazione giovanile e la più bassa crescita? E ed è sempre per caso se nel nostro paese le regioni in cui si leggono più libri sono anche quelle con la più alta mobilità sociale? Se la lettura fosse una ciliegina sulla torta, un piacere che si può permettere solo chi non ha impegni importanti, come mai sono proprio i paesi più ricchi come la Svezia e l’Olanda quelli in Europa in cui si legge di più? Se da anni in Italia investiamo meno che in Germania o in Francia in istruzione e ricerca forse è perché molti nostri concittadini non credono ancora (come ci ricorda sempre Ignazio Visco) che la lettura sia un essenziale motore dello sviluppo economico e sociale? Chi è parte della classe dirigente, sia imprenditore o manager, avvocato o medico, giornalista o politico, può permettersi di non leggere libri perché ha poco tempo? Diciamo sempre che il mondo sta cambiando velocemente e radicalmente sotto i nostri occhi. Dove sono le lenti per comprendere l’essenziale di questi cambiamenti se non nei libri? Come possiamo governarli al meglio se non leggiamo i libri? Mi piacerebbe che tu facessi insieme ai tanti lettori forti del nostro paese una campagna per convincere tutti gli italiani che oltre a un piacere la lettura dei libri è per un cittadino consapevole una necessità vitale. E che ti impegnassi a spronare il Parlamento, dove da tempo giace una proposta di legge per la promozione della lettura, appoggiata da tutte le forze politiche ma non ancora approvata.” (Intervento di Giuseppe Laterza pubblicato su “la Repubblica” il 20 giugno 2017)
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo