È alla radice di questo spazio. Nelle sue motivazioni profonde. Era ed è quel desiderio di provare a fare cultura, di proporre alternative concrete a gonfiabili e videogiochi. È quella certezza che esseri pensanti, educati alla bellezza, allenati al pensiero e alla creatività possano avere una marcia in più e fare strada. Studia, conosci, impara, guarda, scopri, sii curioso: sono le esortazioni con cui siamo diventati grandi e che condividiamo e diffondiamo. Quest’anno ancora di più. Attraverso il centro estivo e quello invernale, con i laboratori del lunedì e del mercoledì, le letture del martedì, il Circolo di lettura, le collaborazioni con le scuole. Studiamo perché si possa crescere e maturare un pensiero nuovo. Lo facciamo a latere, e insieme alla scuola. Quelle pareti di cui siamo critici durante le lunghe e inspiegabili pause. Quelle chiusure fuori tempo che non capiamo in un soggetto pubblico quasi più prezioso di una struttura sanitaria. Ci aggiorniamo, partecipiamo a corsi, seguiamo esperienze nuove e antiche, contattiamo maestri e educatori. Andiamo alla scoperta di innovatori e spesso li mettiamo in contatto. Facciamo un incontro per conoscerci e ci ritroviamo a immaginare percorsi. Ogni volta con nuovi saperi e tanti testi da studiare.
Al centro c’è il tema più caro: l’educazione. Quel percorso che molto dipende da quella scuola, che cambia ma non sembra cambiare mai, che evolve ma non sembra stare al passo, che incontriamo nei volti belli e appassionati di alcuni docenti, ma anche nei racconti di lacune e carenze che ci lasciano perplessi. Viviamo i tema da genitori e ci confrontiamo con chi la scuola la vive. Così ci confrontiamo con Roberto, professore di liceo, che alla scuola dedica un libro e scrive: “C’è una scuola di classe. Uno sguardo ai dati sul settore scolastico pubblico mostra delle tendenze che si consolidano nel liceo ma che sono già chiare dalle elementari: i ragazzi con i profitti migliori provengono da contesti familiari e sociali stimolanti e hanno alle spalle un percorso di studi sempre in ascesa. Di solito sono concentrati in alcuni istituti e in alcune classi, in alcuni quartieri di alcune città … Insomma, il sistema formativo si limita a confermare il patrimonio culturale degli alunni fin dalla più tenera età… Perché questo avviene, a cosa serve questa scuola? E come immaginarne una differente?” (Scuola di classe, Roberto Contessi, ed Laterza). Non lo sappiamo ma siamo andati alla ricerca di chi quella riflessione l’ha fatta e ha cercato una soluzione. Così incontriamo Chiara De Persio, dell’Associazione Albero Maestro, che la scuola per i suoi figli l’ha creata. Con un gruppo di famiglie, si sono trasformati in genitori educatori. Vivono l’educazione parentale e si preparano a fondare una scuola libertaria anche a Roma. E poi ci sono Paolo, il maestro Luca e la maestra Giulia che la loro scuola l’hanno immaginata nel bosco e hanno fondato l’Asilo nel Bosco di Ostia. Quello che all’estero sembra scontato e qui è appena iniziato. Con Roberto, Chiara, Luca e Giulia ci confronteremo venerdì 20 ottobre alle 18.30: parleremo di scuola, quella che viviamo, quella che immaginiamo, quella che costruiamo, quella che amiamo e quella che non capiamo. Lo faremo con l’aiuto di Francesca Ceci, giornalista Rai Radio 1, e con la partecipazione, ce lo auguriamo, di tutti voi. Vi aspettiamo.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo