Questo post è nell’aria da un po’.
Questo post è nelle pieghe dei pensieri della libraia.
Nelle passeggiate mattutine dalla scuola alla libreria, nelle riflessioni a serranda abbassata, nei colloqui con gli amici o i colleghi, nei pensieri notturni che ti fanno girare e rigirare.
Questo post è nelle letture dei post sui social, nel dolore per le librerie che chiudono senza poter far nulla, nella tristezza dell’impoverimento culturale del paese.
Questo post è tra le trame dei baluardi che resistono. Questo post è per le mamme che raccontano alle altre mamme: ieri ero alla Musicainfasce, perché non vieni anche tu? sai, è stato bello e poi, dopo la lezione siamo andate insieme a prendere un caffè e ci vediamo di nuovo oggi pomeriggio.
Questo post è per i no che dici, per le persone che accompagni alla porta se non ti corrispondono. Per le fatture che chiedi, per i no grazie che affermi.
Questo post è per chi ti chiama ludoteca, merceria, comuneria perché pensa che tu non sia una libreria.
Questo post è per il seme lanciato nel quartiere. Per quel lavorio quotidiano di cose belle che nascono. Piano. Ma solide.
Questo post è per la serata a teatro con Maria. Per le lettrici che coltiviamo. Per le cene e le amicizie tra chi frequenta questo luogo.
Questo post è per la compagnia che ci facciamo. Per la ricerca aperta che abbiamo. Per le letture gratuite del martedì, per i laboratori a prezzi contenuti. Per i servizi proposti.
Questo post è un no, per dire sì, noi siamo.
Noi siamo libreria.
Noi siamo compagnia.
Noi siamo realtà. Viva.
Noi siamo cultura.
Noi siamo salotto.
Noi siamo comunità.
Noi e voi siamo.
E non è poco.
Mentre il mondo intorno sgretola, rotola, implode. Noi siamo.
E leggiamo. E cerchiamo. E studiamo. E contagiamo. E ci sosteniamo. Donna con donna. Libreria con libreria
“Sai, voi non siete proprio una libreria. Siete qualcosa così.”
“Così cosa?”
“Non siete una vera e propria libreria, cioè non siete una libreria pura.”
“Ah, dai. E perché?”
“Avete pochi libri, tanti giochi e fate feste di compleanno.”
“Sì, certo, e ospitiamo pure le riunioni di condominio.”
“Eh, appunto, vedi?”
“Vedi cosa, scusa? Offriamo servizi che ci consentono di restare aperti e vendere libri.”
“Non siete puri.”
“Già, hai ragione, ma trovami una libreria pura che sia ancora aperta.Trovami una libreria di catena che non sia anche caffetteria, o che non venda gadget o collaterali.”
“Già… però non hai fatto il corso per librai.”
“Sì, hai ragione, ma ho una laurea, un master e sapendo di non sapere, continuo a studiare. E poi ho fatto altri mestieri prima. E rischio, ogni giorno. E diffondo cultura. Direi che può andare lo stesso.”
“Già.” (colloquio simil reale avvenuto 10 giorni fa tra la libraia e un rappresentante di libri)
Ecco, noi siamo libreria.
Noi siamo.
E non è poco, perché chiediamo tanto a noi. E iniziamo a chiederlo a chi collabora con noi. Perché ci piacciono le cose fatte bene.
E iniziamo ad aver voglia di affermarlo. Anche insieme ad altre librerie.
Perché resistiamo.
Perché non siamo una libreria pura ma siamo il modello di libreria del futuro.
Perché coltiviamo i bimbi lettori che, domani, saranno i clienti delle librerie di catena. Perché non insegniamo solo a leggere ma anche a vivere. Diversamente.
Perché facciamo i conti con lo stato, con le fatture elettroniche, perché facciamo scontrini. Perché selezioniamo i giochi. Perché cerchiamo quelli belli, in legno, didattici. Perché collaboriamo con logopedisti e terapeuti e cerchiamo insieme i migliori strumenti.
Perché leggiamo e consigliamo. Perché siamo librai, consulenti. confidenti, imprenditori, promotori, educatori e animatori. E non ci vergogniamo.
Perché teniamo accese le luci di sera, perché riscaldiamo il cuore delle mamme appena nate, perché ci siamo quando le scuole chiudono, perché esistiamo quando la società latita, perché creiamo oasi e riparo, perché stiamo insieme in un altro modo e lo condividiamo, che sia una festa o un pomeriggio insieme, perché attiviamo circoli virtuosi.
Perché confidiamo che il presente dei bimbi – vissuto in libreria- diventi un modo nuovo di essere e vivere.
Oggi come domani.
Di politica e polemica. Osservando con spirito critico.
Un tempo non ci vedevano perché c’era il dehor, ora ci vedono ma non ci hanno visto arrivare, perché siamo