C’è una cosa strana che sta accadendo.
La viviamo noi, la assecondate voi.
Il rischio era dietro l’angolo.
La possibilità null’affatto remota.
La tentazione di cedere pure.
L’abbiamo evitata.
Anzi l’abbiamo ribaltata. Insieme.
Mentre ripensiamo all’incontro sul libro di Cartesio, arriva l’eco di quello di venerdì: la presentazione a tre voci più l’autore, una nuova formula nata grazie alla pandemia.
Non possiamo incontrarci? Non possiamo vederci? Non possiamo avere firma copia e libreria piena?
Bene, noi incontreremo di più, chiameremo gli autori e chiederemo loro più tempo, ancora più impegno.
Ci appassioneremo alle battaglie navali, ai cruciverba, alle storie e ai temi fuori tema.
Che poi non è così camminare on the road? Vivere con filosofia? Guardare un tramonto e parlare di vita? Assaggiare un cibo nuovo e esclamare ma ti ricordi quando?
E allora saremo talmente presi che dimenticheremo pure di fare le foto, ma da questo viaggio tra le pagine torneremo carichi di doni.
Continuiamo a leggere e a parlare di libri. anche da lontano. Da Milano a Martano, da Torino a Lecce, da Imola a Novara, da Roma a Spoleto.
Quando arrivi a sera resta il gusto delle cose belle. La sorpresa di un incontro partecipato e affollato. Tre libraie, lontane o lontanissime, si ritrovano, un venerdì pomeriggio, a parlare di Sangue chiama Sangue e ne nasce un dialogo ampio e non previsto.
Di cosa parla questo libro? Di tutto.
Di tutto quello che sai e di quello che ancora non sai.
Parla di Kanùn, ma anche di uomini e donne, di sogni, di speranza, di strada fatta e da fare.
Parla di maestri, di volontari, di possibilità.
E questo? Parla di Cartesio ma anche di sonno, viaggi, seicento, battaglie navali.
E poi?
Parla di me e di te. Di noi.
E se lo leggiamo e ci confrontiamo, parlerà anche di altro che neanche possiamo immaginare.
Accade. Ne siete testimoni.
Perché ci può essere A. di cinque anni e C. e F. di undici e l’incontro li coinvolge tutti e tre.
La parola scritta, resa orale, crea rete. Insegna modi di condivisione. Segna, come ricordava Maria Assunta, cioè lascia un segno, bello.
A noi mettere al centro parole e strumenti, a loro farne possibilità e bellezza.
Grazie a tutti .